lunedì 8 febbraio 2016

LE MIE RADICI: IL BIACCHESE

Non dovrei recensire il Biacchese, sono di parte e poco obiettiva perché ci sono cresciuta.
Mi limiterò a raccontarvelo con il cuore in mano (e l'acquolina in bocca), mi sembra perfetto per cominciare la storia di questo nuovo blog.
 
Il Biacchese esiste dal 1960, tirato su dallo zio Gianni e dalla zia Gina (gli zii della mia mamma), che dopo tanti anni e nonostante l'età non si sono ancora stancati di dar da mangiare ai loro amati clienti.
Anche la mia nonna ci lavorava, faceva la cuoca. E' facile quindi capire come mai in questo posto ci sono cresciuta: mi ricordo ancora le giornate durante le vacanze estive, quando la nonna era ai fornelli, il nonno andava là a giocare a carte portandomi con lui e io sgambettavo per la cucina, mangiavo tortellini e salivo sulla giostrina a forma di pellicano (lo adoravo io, quel pellicano).
Al Biacchese ci sono i laghetti dove i pescatori stazionano oggi come allora, e dietro, dove i clienti non possono andare, c'è il terreno dello zio con la sua piccola officina dove gli piace smontare e rimontare cose, e quando io ero una bimbetta c'erano anche i suoi cani e una vecchia corriera malmessa.
Figuratevi quante avventure possono essere nate in quei posti dalla testolina di una bimba di 6/7 anni, per me era praticamente un parco giochi.
 
Il locale è cambiato tanto da quando ci andavo con i nonni: allora la sala ristorante era tutta in legno, con un grande camino che ormai non funziona più.
Oggi invece l'ambiente è decisamente più semplice e spartano, forse anche un po' freddo, ma per fortuna ci sono le classiche tovaglie a quadrettoni rossi che riscaldano l'atmosfera.
Che la sala sia spartana però non interessa molto quando vi sedete e mangiate uno di quei piatti che solo vostra nonna saprebbe fare uguale. Al Biacchese si gusta la tradizione casalinga bolognese, non aspettatevi piatti elaborati, vi basti sapere che uscirete con la pancia piena: tortellini in brodo o alla panna, tortelloni al ragù o burro e salvia, passatelli, lasagne, tagliatelle al ragù o prosciutto e cipolla (le mie preferite).
 
Tagliatelle prosciutto e cipolla
Di secondo polpette al sugo, zucchini ripieni, arrosti, coniglio, trippa, fagioli con le cotiche e ovviamente le famosissime (e gigantesche) crescentine con gli affettati.
Anche i dolci sono vecchio stampo: panna cotta, creme caramel, zuppa inglese, torta di riso, zuccotto e il gelato alla crema che mi piace tanto, perché sa proprio di uovo.
Per me è come mangiare a casa, perché come dicevo la mia nonna lavorava come cuoca, e a casa cucinava esattamente così, condendo i miei piatti di pasta con quel ragù così ricco e saporito che ancora oggi non sono riuscita a trovare da nessun'altra parte... forse non sono l'unica a pensarla così comunque, perché il Biacchese è sempre pieno, a pranzo, a cena, in mezzo alla settimana o durante il weekend, sempre.
 
Tortelloni al ragù
Se volete vivere questa mistica esperienza gastronomica, vi consiglio di prenotare! :)
 
Ecco, io vi avevo avvisato all'inizio: non sono obiettiva. Per me questo posto è sempre stata la cucina della nonna, la casa, la famiglia.
Però, anche se voi non ci siete mai stati, provate a chiedere in giro, perché tra tutti i vostri amici sono sicura che troverete qualcuno che al Biacchese ci è venuto, che avrà provato le favolose tagliatelle, che avrà creduto di morire con la pancia piena dopo l'ennesima crescentina, che avrà sentito qualche storia raccontata dallo zio Gianni.
Che sicuramente si sarà sentito come me, a casa. :)
 
Vi lascio anche il link di un articolo che qualche anno fa Il Fatto Quotidiano ha dedicato al Biacchese... e anche alla zia Gina! Lo trovate cliccando qui!

Nessun commento:

Posta un commento